Il Rettore remoto

“Andammo a protestare e allora il Rettore si nascose”. Passato remoto e Rettore remoto. Sì, perché nelle ultime settimane il Magnifico ha deciso di svolgere le riunioni del Senato e delle sue Commissioni e il Consiglio di amministrazione in modalità remota. E non si capisce perché. “Problemi tecnici” dicono dal Rettorato. Curioso, dato che casomai i problemi tecnici potrebbero essere legati a riunioni on line.

Viene il sospetto – a pensar male si fa peccato, ecc. – che il Rettore tema interventi nel corso delle riunioni da parte degli/delle studenti o del Coordinamento antifascista, di essere bacchettato dalla ministra Bernini e dal governo in orbace, e abbia scelto così il suo studio come trincea. Ancora più strano dopo che, per la prima volta, gli/le studenti dei collettivi si sono trovati sulla stessa posizione del Senato e quindi del suo presidente nel caso del bando Maeci.

Certo, sono molti i temi in sospeso su cui chi lavora e studia a Unito aspetta risposte: l’opacità sugli accordi con Frontex su cui Unito non è ancora riuscita ad avere chiarezza; i problemi legati al nuovo appalto bibliocoop; la richiesta di riconvocare la Commissione d’appello per valutare l’esclusione del Fuan dalle organizzazioni riconosciute da Unito; il famoso (meglio sarebbe dire fumoso) tavolo sulle molestie. Si potrebbe andare avanti ma a un anno dalla fine del mandato di Geuna forse l’unico auspicio per il rettore è cambiare decisamente strada prima di diventare un remoto ricordo.